domenica 29 marzo 2020

STEP #4. CODIFICARE NELLA MITOLOGIA


L'INVENZIONE DELLA SCRITTURA


Una prima presenza del ‘codificare’ nella Mitologia si può riscontrare nel Fedrus, di Platone, che fa raccontare a Socrate il mito dell’invenzione della scrittura, una delle prime forme di codifica che l’uomo ha conosciuto. Tale attività si propone di rappresentare la complessità dei pensieri umani attraverso simboli ed è per questo che nel mito viene criticata; dalla storia della filosofia sappiamo infatti quanto Socrate, mentore di Platone, autore del dialogo preso in esame, fosse contrario alla scrittura in quanto riteneva che “impoverisse l’uomo” e non fosse nemmeno paragonabile ad un confronto orale (dialettica), tant’è che ciò che sappiamo di lui deriva da fonti tramandate oralmente.
Di seguito si riporta il punto saliente del mito, che è disponibile per intero al link: http://classicamente-dora.blogspot.com/2010/05/lorigine-della-scrittura-secondo.html

“Racconta Socrate che un tempo a Naucrati d'Egitto era sovrano Thamù e che Theuth, dio inventore, si recò dal suo sovrano per mostrargli le sue ultime creazioni. Egli aveva inventato il calcolo, il ragionamento, la geometria, l'astronomia, il gioco dei dadi e degli scacchi e anche i ‘grammata’, ossia le lettere dell'alfabeto, la scrittura. Egli era assai orgoglioso soprattutto di quest'ultima invenzione e riteneva che fosse necessario che tutti gli Egizi la avessero. Secondo Theuth, grazie alla scrittura, gli Egizi sarebbero stati più sapienti e la loro memoria sarebbe stata più forte: essa era infatti il rimedio per la sapienza e la memoria.
Ma Thamù non era dello stesso parere: frenando l'entusiasmo di Theuth, egli sosteneva che in realtà, a causa della scrittura gli uomini sarebbero stati non sapienti, ma saccenti, e che sarebbe stato impossibile avere a che fare con loro. Non un rafforzamento, ma un impoverimento della memoria sarebbe stata la prima conseguenza dell'abbandono dell'oralità a favore della scrittura:
<<Infatti esse produrranno dimenticanza (lethe) nelle anime di chi impara, per mancanza di esercizio della memoria; proprio perché, fidandosi della scrittura, ricorderanno le cose dell'esterno, da segni (typoi) alieni, e non dall'interno, da sé>>”.

Da questo mito emerge quindi, non solo l’utilizzo della scrittura come primo mezzo di codifica, ma si può comprendere anche come, tale attività, ora indispensabile, sulla quale tutta la storia umana è fondata, venisse allora rigettata e definita come un insieme di ‘segni alieni’.
Il mondo, come oggi lo conosciamo, non sarebbe tale senza questa straordinaria invenzione.

Fedro; Platone; pergamena del II secolo d.C.

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